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mercoledì 27 marzo 2013

Il rovescio della medaglia

Il mio lavoro è andare ogni giorno nelle piazze a fare il mercato. Assisto ad una comune scena di vita quotidiana. Il ragazzo di colore che gira di bancarella in bancarella e dice “Buongiorno signora, prego, ho fame, ho 2 figli.” Pronta la signora sgancia il soldo. Lui non ringrazia, si gira, due passi, ecco che riprende il disco con la persona di due metri più in là. Moneta. Questo per tutta la mattina, per tutta la settimana. Ad azione corrisponde reazione. Quasi sempre. Questo perché ogni 2, 3 persone che sganciano, una rifiuta o non risponde. Poco importa. Subito ci sono le successive 5 che abboccano. Perché dico per tutta la settimana? Perché capita molto spesso di vedere gli stessi ragazzi che chiedono soldi. Gli stessi. Giovani, forti, robusti. Due braccia rubate all'agricoltura. Li si trova anche a molti km di distanza. In mercati distanti l’uno dal'altro. Quindi capisci che è un lavoro. Ok niente di male, non costringono nessuno. Vero. Ingiusto però. Io mi sveglio alle sei, ogni giorno. Faccio fatica delle volte con questi ritmi, ma è la mia scelta. Ecco però una certezza. Se fossi io a farlo? se fossi io a chiedere soldi per strada alla gente? Non credo andrebbe a finir bene. Mi beccherei subito un “va a lavorare coglione!”. Magari detto dalla stessa persona che un’ora dopo dà la moneta al negro che gliela chiede. Ecco la verità. Volete sentirvi bene. Fare il vostro atto di carità, di benevolenza alla persona che ha bisogno. Poco importa se poi la trovate al bar col vino in mano e la macchinetta mangiasoldi davanti. Mangiasoldi vostri. Sareste sicuramente capaci di giustificarlo, il negro. Mi immagino già: “Povero, anche lui deve divertirsi. Ha una vita di merda, che almeno si svaghi un po’.” Direste proprio così. E neanche vi accorgereste di una cosa molto semplice, cari comunisti:

I RAZZISTI SIETE VOI


Scritto da Gino

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