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domenica 5 maggio 2013

Integrazione

Cecile Kyenge è il nuovo ministro dell'integrazione, è il primo ministro nero della Repubblica. Ha due grossi difetti: delle idee di merda e non è italiana.
Per quanto riguarda l'italianità, da wikipedia:
Nata a Kambove, nella provincia congolese del Katanga da una famiglia benestante di etnia bakunda: il padre, funzionario statale, era capo villaggio ed aveva quattro mogli e 37 figli.
Si è poi trasferita in Italia all'età di 19 anni. Bene, per come la penso io (vedi Razzismo culturale) la sua storia parla chiaro: non è italiana.

Per quanto riguarda le idee di merda:
Secondo lei l'Italia è meticcia. E' meticcia ma a quanto pare non solidale, infatti vuole lo jus soli ed abolire il reato di clandestinità. Ci manca che proponga che ce li andiamo a prendere a casa! Ho trovato in rete una persona che si è espressa molto meglio di quanto potrei mai fare io:
Gentile signora Kyenge, mi scuso, ma non riesco a chiamarla Ministro, non per razzismo come molti possano essere indotti a pensare, ma per criterio. Non posso chiamare Ministro chi si dichiara a metà tra il mio paese ed un altro, mentre ha giurato fedeltà alla mia Costituzione. Non accetto che lei parli a nome mio e dei miei concittadini definendoci "meticci". Io sono da generazioni italiana, nel mio albero genealogico ci sono persone che hanno dato la vita per questo paese, ho una cultura, la mia, quella del mio popolo, che amo e che non voglio cambiare con nessun altra. Sono stanca di sentirmi straniera a casa mia; di dovermi giustificare per le mie tradizioni; di dover continuamente sopportare, tollerare che l'ultimo arrivato, che nemmeno possiede una goccia del mio sangue, mi venga ad impartire ordini. Io e il mio paese siamo tutt'uno. Lei ben sapendo di non appartenere completamente a questo paese ha espresso un giuramento sulla mia Carta , offendendola, perché lei stessa ha dichiarato di non sentirsi completamente italiana. Non avrebbe dovuto farlo gentile signora Kyenge, solo per rispetto verso la mia gente che ha sempre accolto tutti con amore e solidarietà. Oggi lei forte dei poteri che le sono stati dati, e non dal popolo italiano, tuona possentemente che serve una nuova legge in materia di immigrazione; imperativamente lei afferma che serve il riconoscimento dello ius soli... ma forse le è sconosciuta quella parte del diritto millenario, conquistato con il sacrificio di molte vite umane, per cui non è sufficiente risiedere in un paese per averne di diritto cittadinanza. Lei pretende diritti, senza offrire solidarietà, senza obblighi, anzi lei pretende che quel principio giuridico che dice "ove vi è un diritto vi è sempre un obbligo" di colpo venga smembrato dotando una parte di soli diritti ed un'altra di soli obblighi. Io non ci sto signora Kyenge. Lei non mi rappresenta e non mi rappresenterà mai. Io non l'ho votata signora Kyenge; io amo la mia cultura, le mie tradizioni e non mi interessa che vengano integrate da altre, posso accettare di conoscerle, apprezzarle e rispettarle, ma pretendo la stessa contropartita. Non si rispetta un popolo imponendogli un'invasione indiscriminata; non si può chiamare etica una sbilanciamento a favore di una singola parte. Ci pensi signora Kyenge, le sue dichiarazioni hanno gettato un'ombra sulla storia di questo paese, lei non potrà essere di aiuto per gli italiani, tanto meno per gli immigrati.


Sui danni dell'immigrazione e sull'immorale sfruttamento dell'immigrato onesto magari un giorno scriverò un articoletto.. Il tema di questo post è affine all'immigrazione, ma è un altro, è semplicemente l'integrazione. Io vorrei solo far notare una cosa: il buonismo di sinistra ha trasformato il significato della parola integrazione, a sentir loro l'integrazione la devono fare gli italiani, secondo loro gli italiani devono diventare più solidali e accoglienti, devono compiere l'integrazione, accettare l'integrazione. L'integrazione, almeno nella vera sua definizione, la dovrebbe compiere chi arriva in una nuova cultura, dovrebbe accettarla e addirittura farla propria. Ma questo non succede quasi mai, lo sappiamo e lo vediamo.
Si sente sempre parlare di accettare la cultura dello straniero, di non essere intolleranti e razzisti. Può essere giusto, ma "integrazione" ha un altro significato.

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